Maestosa valle di transumanza e scambi antichi
natura manifesta la sua forza nelle inospitali aspre vette
respiro infinito incontaminato e selvaggio
lo scontro eleva alla comprensione, melodia di brughiera
impotenza sublimata dalle nere nuvole di pioggia:
scendendo fra la gente percepi’ l’umana sofferenza.
Ti ho vista incatenata, tu Aquila non volasti quel giorno,
la terra chiese indietro le rocce
e i corpi di chi nel sonno rimase a volteggiare,
la pressione fu alta, rapida manco’ ed il suolo già barcollava,
urla, grida, suoni d’ambulanza,
speranza di tacere quel tumulto
le lacrime sgorgavano più delle fonti copiose,
ciò che prima c’era mai più tornerà
la fragilità non verrà facilmente dimenticata.
Molti si strinsero, aiutarono spinti da naturale empatia
ma anche nella tragedia mangiarono dal piatto dei poveri,
ladri ieri come oggi, nove anni,
ovunque macerie, un grande cantiere,
edifici testimoni di devastazione e avidita’.
Ora, poco a poco le strade si ripopolano
voci sussurrano e la memoria viene taciuta:
risorgete dalle ceneri,
non dimenticate che la calamità vi ha reso uguali,
ritornerà vita sopra questo grande cimitero.