Viola d’alberi accanto ad intonaco, rovine
edere folte decorano, posano
mattoni stanchi nel quieto cortile.
O brezza che sai spegnere anche la pioggia
non più puoi fermarti con l’amore,
nel mistero d’un abbraccio nulla è più silenzio
ardore è nel fuoco ora acceso sulla soglia,
cerchi con luce in fondo al mare, fortuna,
esci guarda il cielo fuori, occhi
visi che si schivano, forse paura.
Ritorna alla strada dove cade, pioggia
sottile come serenità sulla sabbia il sale
chiaroscuri dei lampioni illuminano la goccia,
cantilena che si espande sopra i tetti, il dialogare.
Ricci immaginando le nuvole all’ombra riposano,
la rosa è appassita ed il pagliaccio cerca ancora bei sorrisi,
sulla pietra ad aspettare, al muro, giornate,
che anche oggi il vento porti in volo banconote.
Lacrime non mancano, speranza in bilico,
felicità, ne son vuote le vetrine, qua spesso si è muti,
tordi fermatisi nel folto e cani ansiosi,
lunghe code, navi in alto sullo sfondo
tanti i passanti, corpi nervosi, automi,
se solo sapessero essere curiosi.